Notizie e Attualità

 

 

 
Orari incontri ACR e Scout PDF Stampa E-mail

 

ACR:

  • Sabato ore 15.30 in casetta per i ragazzi dalla 1a alla 5a elem.

 

SCOUT:

  • Sabato ore 15.30 in sede Guide ed Esploratori (2a media/2a sup.)
  • Domenica ore 10.30 in sede Lupi e Cocci (3a elem. - 1a media)
  • Mercoledì ore 21.00 in sede Rover e Scolte (dalla 3a sup. ai 21 anni)
 
Scuola Primaria “E. De AMICIS” di Montemerlo PDF Stampa E-mail

Il giorno 6 Febbraio p.v. si chiuderanno le iscrizioni on-line e cartacee per a.s. 2018-19.

Sabato scorso 13 Gennaio, alla riunione indetta dal D.S. Prof. Zannoni dell’ Ist. Compr. Di Cervarese S.C., è stato evidenziato:

  • che per creare una classe I^ alla scuola primaria è necessario il numero minimo di 15 iscritti, nati entro il 30.04.2019;
  • che alla Scuola Primaria “P. Luciani” di Fossona negli ultimi anni le classi prime con orario 29 ore su 5 gg. (Lun-Ven) più due rientri pomeridiani, sono le più numerose perché nel corso degli anni è cresciuta la richiesta di tale “modulo d’orario” da parte delle famiglie;
  • che alla Scuola Primaria “E. De Amicis” di Montemerlo vige attualmente l’orario di 29 ore settimanali (Lun-Sab).

TALE ORARIO PUÒ ESSERE MODIFICATO per la creazione di una classe I^ per il prossimo a. s., tramite iscrizione on-line al plesso “E. De Amicis” e contestuale iscrizione cartacea al medesimo plesso (specificando in quest’ultimo modello “scelta del tempo scuola su 5gg/sett. con due rientri”, riconfermando tale scelta nella sezione “note” con un esplicito “sì, riconfermo la mia scelta”).

L’avvio per l’a. s. 2018-19 di una nuova classe a Montemerlo, potrà garantire un più proficuo percorso scolastico, sia per gli alunni sia per gli Insegnanti, e tutto ciò anche a vantaggio del plesso di Fossona, spesso ritrovatosi al limite della capienza.

 
Giornata Mondiale del Migrante e del rifugiato PDF Stampa E-mail

 

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO 2018
[14 gennaio 2018]


“Accogliere, proteggere, promuovere e integrare
i migranti e i rifugiati”

 

Cari fratelli e sorelle!

«Il forestiero dimorante fra voi lo tratterete come colui che è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso perché anche voi siete stati forestieri in terra d’Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio» (Lv 19,34).

Durante i miei primi anni di pontificato ho ripetutamente espresso speciale preoccupazione per la triste situazione di tanti migranti e rifugiati che fuggono dalle guerre, dalle persecuzioni, dai disastri naturali e dalla povertà. Si tratta indubbiamente di un “segno dei tempi” che ho cercato di leggere, invocando la luce dello Spirito Santo sin dalla mia visita a Lampedusa l’8 luglio 2013. Nell’istituire il nuovo Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ho voluto che una sezione speciale, posta ad tempus sotto la mia diretta guida, esprimesse la sollecitudine della Chiesa verso i migranti, gli sfollati, i rifugiati e le vittime della tratta.

Ogni forestiero che bussa alla nostra porta è un’occasione di incontro con Gesù Cristo, il quale si identifica con lo straniero accolto o rifiutato di ogni epoca (cfr Mt 25,35.43). Il Signore affida all’amore materno della Chiesa ogni essere umano costretto a lasciare la propria patria alla ricerca di un futuro migliore.[1] Tale sollecitudine deve esprimersi concretamente in ogni tappa dell’esperienza migratoria: dalla partenza al viaggio, dall’arrivo al ritorno. E’ una grande responsabilità che la Chiesa intende condividere con tutti i credenti e gli uomini e le donne di buona volontà, i quali sono chiamati a rispondere alle numerose sfide poste dalle migrazioni contemporanee con generosità, alacrità, saggezza e lungimiranza, ciascuno secondo le proprie possibilità.

Al riguardo, desidero riaffermare che «la nostra comune risposta si potrebbe articolare attorno a quattro verbi fondati sui principi della dottrina della Chiesa: accogliere, proteggere, promuovere e integrare».[2]

Considerando lo scenario attuale, accogliere significa innanzitutto offrire a migranti e rifugiati possibilità più ampie di ingresso sicuro e legale nei paesi di destinazione. In tal senso, è desiderabile un impegno concreto affinché sia incrementata e semplificata la concessione di visti umanitari e per il ricongiungimento familiare. Allo stesso tempo, auspico che un numero maggiore di paesi adottino programmi di sponsorship privata e comunitaria e aprano corridoi umanitari per i rifugiati più vulnerabili. Sarebbe opportuno, inoltre, prevedere visti temporanei speciali per le persone che scappano dai conflitti nei paesi confinanti. Non sono una idonea soluzione le espulsioni collettive e arbitrarie di migranti e rifugiati, soprattutto quando esse vengono eseguite verso paesi che non possono garantire il rispetto della dignità e dei diritti fondamentali.[3] Torno a sottolineare l’importanza di offrire a migranti e rifugiati una prima sistemazione adeguata e decorosa. «I programmi di accoglienza diffusa, già avviati in diverse località, sembrano invece facilitare l’incontro personale, permettere una migliore qualità dei servizi e offrire maggiori garanzie di successo».[4] Il principio della centralità della persona umana, fermamente affermato dal mio amato predecessore Benedetto XVI,[5] ci obbliga ad anteporre sempre la sicurezza personale a quella nazionale. Di conseguenza, è necessario formare adeguatamente il personale preposto ai controlli di frontiera. Le condizioni di migranti, richiedenti asilo e rifugiati, postulano che vengano loro garantiti la sicurezza personale e l’accesso ai servizi di base. In nome della dignità fondamentale di ogni persona, occorre sforzarsi di preferire soluzioni alternative alla detenzione per coloro che entrano nel territorio nazionale senza essere autorizzati.[6]

Il secondo verbo, proteggere, si declina in tutta una serie di azioni in difesa dei diritti e della dignità dei migranti e dei rifugiati, indipendentemente dal loro status migratorio.[7] Tale protezione comincia in patria e consiste nell’offerta di informazioni certe e certificate prima della partenza e nella loro salvaguardia dalle pratiche di reclutamento illegale.[8] Essa andrebbe continuata, per quanto possibile, in terra d’immigrazione, assicurando ai migranti un’adeguata assistenza consolare, il diritto di conservare sempre con sé i documenti di identità personale, un equo accesso alla giustizia, la possibilità di aprire conti bancari personali e la garanzia di una minima sussistenza vitale. Se opportunamente riconosciute e valorizzate, le capacità e le competenze dei migranti, richiedenti asilo e rifugiati, rappresentano una vera risorsa per le comunità che li accolgono.[9] Per questo auspico che, nel rispetto della loro dignità, vengano loro concessi la libertà di movimento nel paese d’accoglienza, la possibilità di lavorare e l’accesso ai mezzi di telecomunicazione. Per coloro che decidono di tornare in patria, sottolineo l’opportunità di sviluppare programmi di reintegrazione lavorativa e sociale. La Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo offre una base giuridica universale per la protezione dei minori migranti. Ad essi occorre evitare ogni forma di detenzione in ragione del loro status migratorio, mentre va assicurato l’accesso regolare all’istruzione primaria e secondaria. Parimenti è necessario garantire la permanenza regolare al compimento della maggiore età e la possibilità di continuare degli studi. Per i minori non accompagnati o separati dalla loro famiglia è importante prevedere programmi di custodia temporanea o affidamento.[10] Nel rispetto del diritto universale ad una nazionalità, questa va riconosciuta e opportunamente certificata a tutti i bambini e le bambine al momento della nascita. La apolidia in cui talvolta vengono a trovarsi migranti e rifugiati può essere facilmente evitata attraverso «una legislazione sulla cittadinanza conforme ai principi fondamentali del diritto internazionale».[11] Lo status migratorio non dovrebbe limitare l’accesso all’assistenza sanitaria nazionale e ai sistemi pensionistici, come pure al trasferimento dei loro contributi nel caso di rimpatrio.

Promuovere vuol dire essenzialmente adoperarsi affinché tutti i migranti e i rifugiati così come le comunità che li accolgono siano messi in condizione di realizzarsi come persone in tutte le dimensioni che compongono l’umanità voluta dal Creatore.[12] Tra queste dimensioni va riconosciuto il giusto valore alla dimensione religiosa, garantendo a tutti gli stranieri presenti sul territorio la libertà di professione e pratica religiosa. Molti migranti e rifugiati hanno competenze che vanno adeguatamente certificate e valorizzate. Siccome «il lavoro umano per sua natura è destinato ad unire i popoli»,[13] incoraggio a prodigarsi affinché venga promosso l’inserimento socio-lavorativo dei migranti e rifugiati, garantendo a tutti – compresi i richiedenti asilo – la possibilità di lavorare, percorsi formativi linguistici e di cittadinanza attiva e un’informazione adeguata nelle loro lingue originali. Nel caso di minori migranti, il loro coinvolgimento in attività lavorative richiede di essere regolamentato in modo da prevenire abusi e minacce alla loro normale crescita. Nel 2006 Benedetto XVI sottolineava come nel contesto migratorio la famiglia sia «luogo e risorsa della cultura della vita e fattore di integrazione di valori».[14] La sua integrità va sempre promossa, favorendo il ricongiungimento familiare – con l’inclusione di nonni, fratelli e nipoti –, senza mai farlo dipendere da requisiti economici. Nei confronti di migranti, richiedenti asilo e rifugiati in situazioni di disabilità, vanno assicurate maggiori attenzioni e supporti. Pur considerando encomiabili gli sforzi fin qui profusi da molti paesi in termini di cooperazione internazionale e assistenza umanitaria, auspico che nella distribuzione di tali aiuti si considerino i bisogni (ad esempio l’assistenza medica e sociale e l’educazione) dei paesi in via di sviluppo che ricevono ingenti flussi di rifugiati e migranti e, parimenti, si includano tra i destinatari le comunità locali in situazione di deprivazione materiale e vulnerabilità.[15]

L’ultimo verbo, integrare, si pone sul piano delle opportunità di arricchimento interculturale generate dalla presenza di migranti e rifugiati. L’integrazione non è «un’assimilazione, che induce a sopprimere o a dimenticare la propria identità culturale. Il contatto con l’altro porta piuttosto a scoprirne il “segreto”, ad aprirsi a lui per accoglierne gli aspetti validi e contribuire così ad una maggior conoscenza reciproca. È un processo prolungato che mira a formare società e culture, rendendole sempre più riflesso dei multiformi doni di Dio agli uomini».[16] Tale processo può essere accelerato attraverso l’offerta di cittadinanza slegata da requisiti economici e linguistici e di percorsi di regolarizzazione straordinaria per migranti che possano vantare una lunga permanenza nel paese. Insisto ancora sulla necessità di favorire in ogni modo la cultura dell’incontro, moltiplicando le opportunità di scambio interculturale, documentando e diffondendo le buone pratiche di integrazione e sviluppando programmi tesi a preparare le comunità locali ai processi integrativi. Mi preme sottolineare il caso speciale degli stranieri costretti ad abbandonare il paese di immigrazione a causa di crisi umanitarie. Queste persone richiedono che venga loro assicurata un’assistenza adeguata per il rimpatrio e programmi di reintegrazione lavorativa in patria.

In conformità con la sua tradizione pastorale, la Chiesa è disponibile ad impegnarsi in prima persona per realizzare tutte le iniziative sopra proposte, ma per ottenere i risultati sperati è indispensabile il contributo della comunità politica e della società civile, ciascuno secondo le responsabilità proprie.

Durante il Vertice delle Nazioni Unite, celebrato a New York il 19 settembre 2016, i leader mondiali hanno chiaramente espresso la loro volontà di prodigarsi a favore dei migranti e dei rifugiati per salvare le loro vite e proteggere i loro diritti, condividendo tale responsabilità a livello globale. A tal fine, gli Stati si sono impegnati a redigere ed approvare entro la fine del 2018 due patti globali (Global Compacts), uno dedicato ai rifugiati e uno riguardante i migranti.

Cari fratelli e sorelle, alla luce di questi processi avviati, i prossimi mesi rappresentano un’opportunità privilegiata per presentare e sostenere le azioni concrete nelle quali ho voluto declinare i quattro verbi. Vi invito, quindi, ad approfittare di ogni occasione per condividere questo messaggio con tutti gli attori politici e sociali che sono coinvolti – o interessati a partecipare – al processo che porterà all’approvazione dei due patti globali.

Oggi, 15 agosto, celebriamo la solennità dell’Assunzione di Maria Santissima in Cielo. La Madre di Dio sperimentò su di sé la durezza dell’esilio (cfr Mt 2,13-15), accompagnò amorosamente l’itineranza del Figlio fino al Calvario e ora ne condivide eternamente la gloria. Alla sua materna intercessione affidiamo le speranze di tutti i migranti e i rifugiati del mondo e gli aneliti delle comunità che li accolgono, affinché, in conformità al sommo comandamento divino, impariamo tutti ad amare l’altro, lo straniero, come noi stessi.

Dal Vaticano, 15 agosto 2017

Solennità dell’Assunzione della B.V. Maria

FRANCESCO

 

 
Gli auguri del Vescovo Claudio PDF Stampa E-mail

Buon Natale, giovani!

In 5 mila della Chiesa padovana avete raccontato le vostre attese e presentato le vostre domande a noi cristiani adulti con l’esperienza che state – e stiamo – vivendo del Sinodo dei giovani. Ora da 158 di voi verrò aiutato a discernere e accogliere le vostre indicazioni. Accanto a voi ci sono tanti giovani studenti universitari provenienti da fuori Diocesi, ospiti della nostra città: grazie ragazzi per la bellezza del vostro allegro passeggiare per le vie della nostra città.
Il Signore vi benedica, giovani!

Buon Natale, uomini e donne di età avanzata!

Siete parte preziosa e rilevante delle nostre comunità sociali. Vi immagino nelle vostre case con accanto qualcuno che vi vuole bene, a cui trasmettete la sapienza del vivere. So anche di tante solitudini, di limitazioni nella salute e nella mobilità, di insicurezze economiche! Sono numerose le risposte offerte dalle nostre città per alleviare le preoccupazioni della vecchiaia, ma spero che sapremo – come Chiesa e come istituzioni civili – fare sempre meglio per essere riconoscenti verso chi ha lavorato e ha amato tanto nella lunga vita. Ho la speranza che a guidare l’organizzazione dei servizi per anziani e ammalati non siano solo criteri legati a interessi aziendali, ma alla solidarietà e alla centralità della persona.
Il Signore vi benedica, anziani, offrendovi consolazione e fiducia!

Buon Natale, lavoratori!

Un lavoro degno, solidale, creativo è il vostro legittimo desiderio. Il lavoro è la sede in cui maturiamo molta parte della nostra serenità. A chi lo vede minacciato o indegno vorrei dire “coraggio!”: lottiamo insieme per umanizzarlo. Soprattutto in questo frangente, che mai passa, di crisi economica, penso ai tanti che vivono le difficoltà legate al lavoro: i giovani che non lo hanno ancora trovato; uomini e donne che lo hanno perso, tra cui molti cinquantenni che faticano a rientrare nei circuiti lavorativi; quanti vivono situazioni occupazionali precarie o insicure…
Il Signore vi benedica, lavoratori, e renda il vostro lavoro occasione di benedizioni!
Il Signore benedica e non faccia perdere la tenacia e la speranza a voi che vivete la precarietà e la ricerca del lavoro!

Buon Natale, care famiglie!

Oggi non è più scontato sognare di avere una famiglia e sono molte le insicurezze, gli ostacoli e gli indebolimenti. Ma lasciarsi rubare la speranza di costruire una propria famiglia nella quale trovare pace e serenità significa aver perso un pezzo importante del senso della vita.
Il Signore vi benedica tutte, famiglie, vi sostenga nelle difficoltà e possiate mostrare a tutti la grandezza e bellezza di questa vocazione!

Buon Natale, cari sindaci e amministratori di “cose pubbliche”!
Ci sono molti aspetti del nostro convivere che dipendono dalle vostre scelte politiche. Vi affido la domanda di attenzione per i poveri, italiani e non italiani; vi ricordo i fratelli e le sorelle “profughi”: stanno “elemosinando” la nostra attenzione umanitaria. Sono i più deboli e i fragili che hanno bisogno della vostra visione politica, ma tutti abbiamo bisogno di sentirci accompagnati e sostenuti in un cammino di convivenza pacifica, che ricostruisca fiducia tra le varie realtà che compongono le nostre comunità civili. Non si governa fomentando divisioni e paure: alla lunga si creerebbero comunità violente e individualistiche, dove si vive gli uni contro gli altri. Servire la partecipazione di tutti, la convivenza pacifica, la giustizia sociale è compito impegnativo ma bello.
Il Signore vi benedica, amministratori pubblici, donandovi sapienza e forza!

Buon Natale, cari Cristiani!

Anche la nostra vita terrena è formata da giovinezza, lavoro, vecchiaia. Anche noi abbiamo famiglia, e alcuni di noi stanno amministrando realtà pubbliche. Anzi sono ancora molti i cristiani “seminati” nel mondo. Spesso siamo presenti con discrezione senza far notare esteriormente la nostra identità e la nostra fede; altre volte siamo nella necessità e nella grazia di dichiarare la nostra fede e di rendere visibile che viviamo la nostra esperienza di servizio come risposta a una vocazione religiosa che ci ha “mandati” nel mondo per amore e per promuovere giustizia, pace, solidarietà.

Il Natale del Signore ha seguito questa stessa logica: Dio si è messo tra noi, si è confuso con noi, si è sporcato le mani con le nostre angosce e le nostre speranze, con la nostra vita. Adesso tocca a noi stare, nel suo nome, tra le cose del mondo con la nostra autenticità e con la speranza che il Signore Gesù si serva di noi come sale e come luce per tutti.

Alcuni tra i cristiani hanno servizi che li espongono particolarmente. Penso con affetto ai presbiteri, ai diaconi, ai catechisti, agli educatori dei giovani, ai religiosi e alle religiose, agli insegnanti di religione: a voi, con un abbraccio affettuoso, vorrei porgere i miei auguri di buon Natale: le fatiche e gli errori non vi scoraggino nel rispondere generosamente alla chiamata di Dio a seguire Gesù nel servizio gratuito e misericordioso verso tutti gli uomini e le donne tra i quali siamo stati mandati.

Buon Natale Chiesa di Padova e buon Natale a tutto il territorio in cui vivi, da Vicenza a Venezia, da Treviso a Belluno.


A tutti, Buon Natale!

 
Buon Natale! PDF Stampa E-mail

 
Festa degli Anniversari 2017 PDF Stampa E-mail

Informazioni e prenotazioni anche al 366 5470331 (Comitato Sagra)

 
Care sorelle e cari fratelli... PDF Stampa E-mail
Scritto da Don Mattia   

 

Care sorelle e cari fratelli di Montemerlo!


Con poche righe vi porgo il mio saluto in questo giorno in cui il Vescovo Claudio mi invia come parroco nella vostra Comunità di San Michele.

Ho volutamente usato l'espressione "care e cari": cari perché tutti noi siamo "coloro che Dio si è acquistato a lode della sua gloria" [Ef 1,14], pagando il prezzo con il sangue del suo Figlio amato; ognuno di noi per l'altro è richiamo, riflesso della gloria, cioè dell'amore, di Dio, di quanto Dio ha già offerto per noi. E se già Dio vi ha pagato a caro prezzo, non posso non potei già preventivamente volervi bene anche io.

È forse questo il sentimento che mi guida in questi giorni: un "bene preventivo". Ogni volta che un prete va in una nuova parrocchia sa che lì troverà una comunità che è già amata da Dio e in quella scia deve porsi anche lui.

Certamente sarà necessario conoscerci, entrare in relazione, approfondire la conoscenza, capire come insieme mettere in pratica il Vangelo, e tutto questo non sarà facile né scontato.

Ma il punto di partenza è che tutti siamo amati da Dio e chiamati alla santità, cioè a far sì che la nostra vita sia bella e piena.

Non vi nascondo pure la preoccupazione per questo nuovo ministero che si aggiunge a quello di parroco di Cervarese.

Ringrazio fin d'ora e continuerò a farlo, don Cornelio che ha accettato di diventare collaboratore nostro mettendosi con umiltà e pazienza a completa disposizione per tutto ciò di cui c'è bisogno. L'ho già detto e continuo a dirlo che ancora non so come ci organizzeremo in questo tratto di strada così anomalo. È la prima volta che voi avete un parroco che non è direttamente residente in parrocchia; ma anche per me è la prima volta che non ho parrocchiani residenti.

Vi chiedo pertanto una buona dose di pazienza, soprattutto in questo primo periodo in cui impareremo insieme a prendere le misure. Vi chiedo il dono di una preghiera perché il Signore continui a sostenermi con il suo Spirito e la sua Carità. Chiedo questa preghiera soprattutto a tutte le persone ammalate od anziane che sono il vero polmone spirituale di una Comunità, "partecipi delle sofferenze di Cristo" [1Pt 4,13]; quando la loro preghiera di intercessione sale al cielo arriva direttamente davanti a Dio.

 

Grazie e buon cammino a tutti noi!

don Mattia

 
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Ultimo aggiornamento Domenica 30 Luglio 2017 21:03
 
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